mercoledì 31 maggio 2006

Crimini popolari?

Hanno destato scalpore le parole del Papa secondo cui l'olocausto sarebbe il frutto di un gruppo di criminali che ha ingannato il popolo tedesco.
Il peccato del Papa sarebbe quello di negare le colpe dei tedeschi, che secondo una recente e versione storiografica sarebbero stati ben lieti di poter massacrare qualche milione di ebrei. Nell'opinione dei critici addossando l'intera colpa ad Hitler ed ai gerarchi nazisti il Papa sottovaluta la dimensione collettiva della tremenda vergogna.

In realtà il discorso di Benedetto XVI non rivela l'ignoranza della storiagrafia ma una concezione decisamente elitista della politica.
Condivido il punto: dare la colpa ad un popolo non ha alcune senso. Intato le colpe sono sempre individuali. Magari di molti individui, ma mai collettive: altrimenti si cade nell'errore logico che porta al razzismo. E poi sono convinto cha anche oggi le elite riescano a manipolare le folle, le loro azioni, i loro pensieri e le loro coscienze. Ci hanno fatto digerire il diritto alla guerra preventiva e ci fanno chiamare danni collaterali le vittime innocenti di paesi che percepiamo come inferiori. Figurarsi che poteva fare Hitler negli anni 40.

Sul tema c'è un buon articolo di Filippo Facci ed altri su corriere e lastampa.it.
Sulla controversia storiografica si veda il "Goldhagen debate"

lunedì 29 maggio 2006

A grandi passi verso la modernità

CASSAZIONE: NON PIU' "AUTOMATICO" COGNOME PADRE A FIGLIO

Il cognome dei padri non deve essere imposto se lede il diritto dei figli naturali ad essere se stessi: la Cassazione spezza una lancia a favore della parita' tra uomo e donna in famiglia. Con una sentenza, che non ha precedenti, la Cassazione ritiene "non piu' attuale" il criterio di trasmissione del cognome assolutamente affidato a rigidi meccanismi automatici e ritiene ormai indifferibile un intervento del Parlamento che adegui la disciplina sul cognome alle mutate esigenze di una famiglia che ormai da tempo non si ispira piu' al modello patriarcale, ma che sia anche in grado di conciliare il diritto all'identita' personale della famiglia legittima con lo stesso diritto di quella naturale.

Repubblica.it

venerdì 26 maggio 2006

Questa è buona

"Non aveva idee e non ne sentiva la mancanza".
Questa frase di Flaiano è davvero elegante e versatile: io, per esempio, la vedrei bene per Mastella.

La politca univesitaria

...secondo un esperto professore finlandese

"University politics is so harsh beacause the stakes are mean. Who is going to give the keynote speech? Who will get that office? Someone can kill for that".

giovedì 25 maggio 2006

An Amnesty by Any Other Name ...

Non mi ricordo dove, tempo fa, mi sono trovato in una discussione sul rapporto tra leggi e immigrazione. Sostenevo che, se la geografia non aiuta, ci sono poche vie per controllare il numero di immigrati che entrano in un paese.
Portavo ad esempio gli Stati Uniti, il fallimento delle loro politiche di contrasto all'immigrazione illegale dal Messico e la attuale presenza di molti irregolari. Mi risposero che negli USA non era un problema delicato, e dato che non esiste un welfare universalistico nessuno si preoccupava troppo dell'argomento.
Alla faccia del non problema.
Il mio interlocutore, forse trascinato dall'amore di polemica, stava prendendo un granchio pazzesco. In meno di un mese si e' avuta la protesta degli irregolari, la scelta della Chiesa di aiutare i cladestini, e la proposta di mega sanatoria mascherata che il senato americano sta per approvare.

martedì 23 maggio 2006

Tornare

Ha un suono strano questa parola, un cocktail di dolce e amaro mischiati in dosi sempre diverse. La festa è finita, la musica spenta, hanno già pulito e tolto anche i festoni: ma ti sei dimenticato qualcosa, e la sera del giorno dopo sei tornato nella sala ormai deserta. Quasi non la riconosci più, vero? Eppure in ogni angolo c'è un bel ricordo, una risata, una bevuta, una bella ragazza...Che ne è di quella atmosfera frizzante? Svanita, rimane solo nel ricordo.
Come è brutta questa sala di cemento, di orpelli barocchi e finti, di sedie monche.
Così mi sento a Siena, cari amici miei.

sabato 20 maggio 2006

Su Cuba.

Su Macchianera mettono insieme qualche numero su Cuba, concludendo che le condizioni di vita degli abitanti sono assai migliori di quelle dei loro vicini latino-americani. Su altri blog discutono appassionatamente che considerazioni trarne.

Eh, dura la vita per chi vuole avere sempre un giudizio riassuntivo.

Via Macchianera e Rolliblog.

venerdì 19 maggio 2006

Volevo ben dire...

Fabio Giambrona, altro senatore Idv, aggiunge: «Voteremo la fiducia perchè non ci sentimao di assumerci questa responsabilità di fronte al Paese, anche se resta il dissenso rispetto alla scelta» di non nominare un ministro per gli Italiani nel mondo.

Repubblica.it

giovedì 18 maggio 2006

Cari senatori vi scrivo...

Egregio Senatore De Gregorio,
Egregio Senatore Giambrone,

chi le scrive è Federico Russo, un povero elettore del centrosinistra e dell'Italia dei Valori. La sua minaccia di non votare la fiducia al nascituro governo mi sta facendo pentire amaramente del voto che ho dato al suo partito: come non capire che questa minaccia mina non solo la credibilità, ma anche la forza futura del centrosinistra? Quale miopia può spingerla a barattare la salute del governo per la creazione del ministero degli Italiani all'Estero?

Lei è un politico navigato, e sa che se vincerete questa battaglia il paese perderà la guerra: sarà chiaro che il Re è nudo, e tutti potranno minacciare un gesto estremo per ottenere quello che vogliono, ad ogni ora. Per quanto dovremmo assistere a questo desolante spettacolo? Vi abbiamo mandato al governo per avere serietà: vi prego, non trasformate tutto in farsa.

Con fiducia,

Federico Russo

P.S. E-mail inviata giovedì 18 alle ore 20.35

Come non detto

Ultim'ora da republica.it

19:28 Due senatori di Idv pronti a non votare fiducia

"Domani potremmo anche non votare la fiducia al governo Prodi". Lo annunciano due senatori dell'Idv, Sergio De Gregorio e Fabio Giambrone, scontenti del fatto che sia stato eliminato il ministero degli Italiani all'estero: "Abbiamo deciso che domani da parte nostra ci potrebbero essere anche delle reazioni scomposte qualora non venga accettata la nostra richiesta di ripristinare il ministero per gli Italiani nel Mondo così com'era prima delle elezioni".

mercoledì 17 maggio 2006

Perché mi sono fissato con il programma?

Molti hanno ironizzato sul lungherrimo programma dell'Unione e sulle prime liti per la lotta ai ministeri. Molti hanno detto che i programmoni non servono a nulla: "meglio indicare 4 o 5 punti da portare a termine dubito". Dal canto suo Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera del 1° Maggio, invitava Prodi a far nascere un governo con ministri riformisti ed autorevoli senza tener conto dei ricatti dei partitini.
Sono due posizioni sonoramente sbagliate.
I programmi sono importantissimi quando si affrontano due coalizioni, perché offrono agli elettori due pacchetti tra cui scegliere: in altre parole danno maggior potere ai cittadini, offrendo anche uno strumento per valutare a posteriori il perseguimento degli obiettivi che si erano prefissati. Un programma che copre molti argomenti offre più controllo ai cittadini, non meno. Certamente le varie promesse non devono essere contraddittorie (ad esempio meno tasse e più spesa pubblica) e devono essere abbastanza precise.
Ovviamente i programmi vanno rispettati, cioé vanno tradotti in decisioni. Per fare questo il governo deve affrontare vari problemi ma il principale può sintetizzarsi così: sopravvivere. Un governo composto da tanti partiti non può dimenticarsi delle regole della politica: non scontentare troppo i partitini può essere necessario per rimanere in carica ed avere un chance di realizzare le promesse che ha fatto.

martedì 16 maggio 2006

Un anticipo sulla letterina...

Tra poco nascerà il governo: io gli scriverò una letterina come quelle che si scrivono a Babbo Natale. Sarà una lista di cose che credo fondamentali, e su cui in un modo o nell'altro il governo si è impegnato (vedi il programmone). Quando il governo Prodi cadrà (cadrà, cadrà) vedremo quante ne avrà affrontate.
Ne anticipo una, che non so se è scritta nel programma ma di cui tempo fa si è parlato molto: liberarsi di quella massa di cialtroni che stanno all'Alitalia, privatizzandola. Non ne posso più di vedere lavoratori e dirigenti che si danno addosso mentre il governo tappa le falle del bilanco con i nostri soldi.
Perché, chiedeva un uomo saggio, dobbiamo finanziare l'inefficienza come clienti e come contribuenti?

lunedì 15 maggio 2006

E intanto gira e va...

Il fascino del ciclismo assomiglia un po'a quello del pugilato: la salita ed il ring non permnettono bluff troppo lunghi, ed alla fine i rapporti di forza vengono alla luce. Le salite emettono sentenze ineluttabili, e per questo drammatiche: rivalità costruite sui giornali e dagli sponsor possono evaporare a 4 chilometri dall'arrivo, sulle rampe secche del colle di giornata.
Di solito la prima salita del Giro d'Italia non incorona nessuno, ma fa lo sgambetto ai coridori che non possono vincere la maglia rosa. La tappa di ieri, Civitanova Marche-Maielletta, primo arrivo in salita della corsa, ha dato risposte più precise del solito.
Simoni e Salvoldelli non vinceranno questo Giro, e non ne vinceranno nemmeno altri: i due pluridecorati si sono mostrati indifesi contro la potenza dei nuovi campioni. Non è la vecchiaia a sminuirli oggi, ma la mancanza di corridori di livello a consentirgli le vittorie di ieri.
Basso, lo si sapeva, è il primo candidato a vincere questo Giro e a diventare il punto di riferimento assoluto per le corse a tappe. Sembrava l'unico professionista capitato per caso in una corsa di dilettanti.
Cunego, il giovane vincitore del Giro del 2004, è tornato in forma: ha uno scatto invidiabile, è combattivo, e ieri avrebbe fatto il vuoto come due anni fa. Solo che due anni fa Basso non c'era.

giovedì 11 maggio 2006

Giustizialisti da osteria

Le intercettazioni calcistiche che sono state pubblicate mi hanno fatto vergognare. Non di essere un mezzo tifoso Juventino ma della nostra indifferenza verso le ingiustizie e dello spirito partigiano che ci pervade.Per esempio Paolo Luti su LeftWing si lancia in una appassionata ma pretestuosa difesa di Moggi, che in realtà sarebbe un articolo contro i giustizialisti da bar sport. Va bene il garantismo, va bene la cautela, va bene, certo: ma vogliamo o no che sia fatta giustizia? Vogliamo che qualcuno accerti se ci sono state irregolarità anche ne campionato? Vogliamo vedere se la Juventus si merita qualche sonora punizione sportiva? Sembrare scafatissimi ad ogni porcheria è uno dei capi evergreen dell’abbigliamento italiano di classe, ma vogliamo capire che è il nostro più grande limite?
I tifosi della curva juventina si sono limitati a rispondere con dei cartelli: “La Triade non si tocca” o “Guariniello pezzo di m....”. E’ un riflesso condizionato. Non fanno lo stesso i sostenitori di un qualsivoglia partito italiano? Se pure il loro leader fosse condannato per un qualsiasi reato nessuno gli chiederebbe conto: basterebbe rispondere “giudici corrotti”.
Il folle periodo di Mani Pulite è stato diverso, ma è durato poco: oggi purtroppo, siamo ancora più scafati. E chi vuole giustizia è chiamato “giustizialista”.

lunedì 8 maggio 2006

Presidente della repubblica: con il cuore a centrodestra

Oggi potrei scrivere la mia ennesima lettera antiberlusconiana, sottolinendo l'assurda gravita' dell'"invito" del Nostro allo sciopero fiscale.
Invece non lo faro', e anzi, come mai mi e' capitato se non al fine di prenderlo per il culo o maledirlo, lo citero'.
Infatti, da elettore del centrosinistra, vorrei un presidente della Repubblica con il cuore a centrodestra.
Nel contesto di una campagna elettorale dai toni esagerati, di una vittoria elettorale di misura , e di premier e presidenti delle camere al centrosinistra (legittimamente, ci mancherebbe), un presidente della Repubblica che provenga dall'ambiente dell'opposizione servirebbe.
Servirebbe come atto tangibile per unire e distendere, per porre fine alle tensioni e iniziare a lavorare, per far ripartire il Paese presto, senza altre inutili guerre di religione politica.
In fondo, a parti invertite, e' quello che accadde nella scorsa legislatura con Ciampi. Ciampi sara' anche stato un caso particolare, ma i risultati del suo mandato sono sotto gli occhi di tutti.
Ora, ne' Letta ne' Bossi (i due nomi che circolano in casa centrodestra) sono persone adatte all'incarico. Non sono accetabili. Il primo e' serio e rispettabile, ma e' stato per anni e anni (e lo e' tutt'ora) il braccio destro di Berlusconi, il suo assistente particolare. Ma ve lo immaginate un colloquio al telefono tra il presidente della Repubblica super partes e il suo datore di lavoro capo dell'opposizione? Bossi, con il suo curriculum di vilipendio alla bandiera, inni alla secessione e insulti a roma ladrona...non merita una riflessione seria.
Se esiste pero' un candidato di alto livello, di estremo rispetto delle istituzioni, con il cuore a centrodestra ma che possa davvero essere super partes il giorno dopo l'elezione, e' il momento di tirarlo fuori.E per la sinistra, e' il momento di pensare seriamente a votarlo.

venerdì 5 maggio 2006

I manganelli di plastica (Torino, Italia)

Guai a riderne.
E la destra xenofoba ha ottenuto un ottimo risultato anche alle elezioni locali inglesi.

martedì 2 maggio 2006

Sui notai

Questo è il pezzo che avrei sempre voluto scrivere.

lunedì 1 maggio 2006

Un discorso lungo/2

La politica estera di una amministrazione repubblicana dovrà concentrare di nuovo gli Stati Uniti sull’interesse nazionale e sul raggiungimento di alcuni obiettivi fondamentali. Questi compiti sono:

1)assicurare che l’esercito americano possa evitare la guerra, proiettare all'estero la sua potenza e combattere in difesa dei suoi interessi se la deterrenza fallisce.

2)promuovere la crescita economica e l’apertura politica estendendo il libero mercato ed un sistema monetario internazionale stabile a tutti coloro che hanno a cuore questi principi, inclusi gli stati dell’emisfero occidentale, il cui ruolo vitale per gli interessi nazioanli americani è stato troppo spesso dimenticato.

3) rinnovare una alleanza forte ed intima con quegli alleati che condividono i valori americani e che quindi possono condividere il peso di promuovere la pace, la prosperità, e la libertà.

4) concentrare le energie americane su profonde intese con le grandi potenze, in particolare la Cna e la Russia, che possano disendere il sistema politico internazionale

5) affrontare decisamente la minaccia degli stati canaglia e delle potenze ostili, che sta sempre più prendendo la forma del terrorismo e dello sviluppo di armi di distruzioni di massa.


Condoleeza Rice, Foreign Affairs (2000)