giovedì 31 agosto 2006

Il permesso di soggiorno non fa il monaco

La Storia di Iris, baby-sitter clandestina che salva la "sua bambina"
29/8/2006

Clandestini, ma eroi. Iris Noelia Palacios Cruz, 27 anni, veniva dall’Honduras ed era senza permesso di soggiorno. In Italia aveva trovato un lavoro. Anzi un compito: sorvegliare Letizia che ha 11 anni. L’ha fatto fino all’ultimo, fino a morire per salvarla perché Letizia aveva voluto nuotare, anche se il mare era mosso, e Iris non ha voluto lasciarla sola. Si è tuffata anche lei nel mare dell’Argentario, davanti a Cala del Bove, poi un’onda più alta, il vento di maestrale, e la piccola ha iniziato ad annaspare e il mare diventava sempre più grosso - forza 4 - e pericoloso. Iris ha raggiunto Letizia, l’ha aiutata ad aggrapparsi a uno scoglio: l’ha messa al sicuro. Poi è scomparsa. L’hanno ritrovata a più di cento metri dalla costa, gli uomini della Guardia Costiera. E’ stata la mamma di Letizia a sentire le grida della bambina. La famiglia della piccola - di Roma - aveva affittato una villetta a picco sul mare, la voce disperata di Letizia l’ha sentite per prima la madre che ha dato l’allarme alla Guardia Costiera. Con una motovedetta la bimba è stata recuperata in pochi minuti. Era infreddolita, aveva tagli sulle gambe e sulle braccia, era sotto choc. Ma viva. Un’altra imbarcazione ha cercato Iris, e ne ha trovato solo il cadavere. «L’ha fatto perché l’amava tanto - ha spiegato la madre di Letizia -. Iris era sempre molto affettuosa con la bambina». La ragazza lavorava a Roma da due anni, secondo le prime indagini dei carabinieri, le procedure per regolarizzare Iris erano già state avviate, ma questo non ha potuto evitare la denuncia ai genitori di Letizia, per violazione della Bossi-Fini. «Ipocrisia da parte delle istituzioni». Lidia Obando fa parte del direttivo delle Acli colf, è anche referente del centro America a Roma, responsabile dello sportello dell’associazione donne immigrate Nodi (Nostri diritti). «Ci dispiace - dice ancora - perché stavolta non si tratta di un infortunio sul lavoro, ma di una vita che non c’è più. Adesso chi pagherà? Le istituzioni? Il datore di lavoro? È un caso delicato. E poi, avrà lasciato dei figli?». «In Italia - continua - sono oltre un milione le colf e le baby sitter straniere, molte delle quali irregolari, come sa bene anche il governo. Circa quarantamila sono state regolarizzate, adesso in molti sperano di rientrare nel flusso bis». Iris aveva avuto una vita difficile, tre fratelli minorenni, la madre vedova e una vita precaria a Roma, con il suo stipendio che andava ad integrare le poche risorse della famiglia. La madre della baby-sitter è arrivata ieri mattina all’obitorio dell’ospedale di Orbetello dopo che l’autorità giudiziaria ha trasmesso l’autorizzazione alla sepoltura. «Voglio seppellirla a Roma» ha detto la madre di Iris. Sia dal Comune di Monte Argentario sia dal Campidoglio è arrivato l’impegno a sostenere la famiglia di Iris, un impegno che è stato preso anche dalla famiglia di Letizia. Per il sindaco di Monte Argentario «il nome di questa ragazza rimarrà nel cuore dell’Argentario, e dovrà restare un segno che la ricordi a tutti. Un simbolo, anche nei confronti di certi atteggiamenti che abbiamo verso chi viene da lontano per lavorare». Non è la prima volta che un extracomunitario diventa eroe, almeno non in Toscana.


Giusto due anni fa - il 14 agosto del 2004 - Cheik Sarr, coetaneo di Iris ma senegalese si gettò in mare a Castagneto Carducci per salvare un turista che stava annegando. Lo portò a riva e morì subito dopo. A Sarr sono state conferite la medaglia d’oro al valor civile dall’allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e la cittadinanza onoraria del comune di Castagneto Carducci dal sindaco Fabio Tinti. Del turista però nessuno ha mai saputo niente. Letizia è ancora ricoverata, forse potrà tornare a casa domani, ai genitori il difficile compito di raccontarle che Iris non c’è più e perché.


Antonella Mariotti
(lastampa.it)