sabato 30 settembre 2006

Scusate il post autoreferenziale

Ma a volte c'e' bisogno di fare chiarezza.

Segno dei tempi/2

Oggi un bambino sull'autobus attaccava le figurine sull'album dei calciatori.
Mi e' venuto da sbirciare per vedere se aveva il doppione di Baresi.

giovedì 28 settembre 2006

Io ve lo avevo detto

che Giuliano Amato era una gran testa.
Ma non gli servira' a nulla, badate bene.
Una politica cosi' pragmatica, anti-dogmatica e politicamente scorretta non avra' mai possibilita' di essere approvata nel paese dei Mastella.

mercoledì 27 settembre 2006

Esiste un diritto al suicidio?


Premessa di carattere personale
Si tratta di un processo per certi versi doloroso.
Pensare, intendo.
Cercare di arrivare ad un giudizio su cosa è bene e cosa è male quando ci sono elementi e principi in lotta tra loro. Mettere insieme le idee, dividerle in due campi opposti e poi farle scontrare per vedere come va a finire. E’ tanto difficile che ti verrebbe voglia di pensare ad altro, lasciare perdere, chi me lo fa fare. Non sono mica il parlamento io. E anche se arrivo ad una soluzione? Cosa cambia?
Niente cambia.
Però me lo devo chiedere se l’eutanasia è giusta o non. Me lo voglio chiedere dal punto di vista di un cattolico quale, tra le altre cose, sono. Per il resto vi chiedo di aiutare, in un modo o nell’altro, la mia riflessione.


La domanda
Chiedersi se un uomo possa decidere di darsi la morte in condizioni di sofferenza è una questione mal posta. Anche se decidessimo che è giusto rimarrebbe da decidere quale sia il grado di sofferenza che abilita a prendere la decisione. E quanta sofferenza potrebbe essere considerata “abbastanza”? Il limite é vago, indeterminabile. Non vale neanche chiedersi se sia giusto darsi la morte quando non ci sia più speranza di guarigione. Intanto perché le prognosi, anche quelle infauste, sono spesso probabilistiche. Inoltre perché la malattia può pure avere un decorso letale, ma questo può essere breve, lungo o lunghissimo. Non é questa la strada. La domanda ben posta é più radicale e brutale.
Un uomo può disporre della sua vita? Può decidere di darsi la morte? In termini polemici, esiste un diritto al suicidio? La mia risposta, seppure provvisoria, è si.

Il ragionamento
La risposta cattolica é no. La vita é un dono di Dio, é sacra, e noi non possiamo disporne. Il comandamento “non uccidere” implica anche la non liceità di uccidere se stessi. Pietra tombale sopra l’aborto (a condizione che l’embrione sia un essere umano, certo), la pena di morte e l’eutanasia. Non sulla rinuncia a cure che si configurano come accanimento terapeutico ma questo, almeno in linea di principio, è un altro discorso.
Anche il diritto di molti stati occidentali sembra riconoscere la validità del comandamento biblico, tanto da tramutarlo in legge. Uccidere è sempre vietato e punito, anche se esistono delle eccezioni più o meno grandi.
Eppure il suicidio, l’uccisione di se stessi, non è punito. E non certo per la ragione che superficialmente parrebbe ovvia. Infatti non è punito neanche il tentato suicidio. Se io provo ad uccidermi e non ci riesco magari finisco in psichiatria, ma non davanti al giudice. Se provo ad uccidere qualcun altro e non ci riesco finisco dritto in carcere. Perché questa differenza?
Perché il divieto di uccidere che è prescritto dalle nostre leggi non viene dal comandamento biblico ma da un principio liberale. Ogni essere umano ha un diritto di proprietà sulla sua vita, ed è libero di gestirla come vuole finché la sua libertà non urta quella di un’altra persona. Portato alle logiche conseguenze questo vorrebbe dire che se un uomo decide consapevolmente e liberamente di rinunciare alla propria vita, per qualsiasi motivo, deve essere capace di farlo. Quello che non può fare è disporre della vita di un altro uomo.
Per un cattolico questo ragionamento non vale. E non vale perché è diverso il punto di partenza: un cattolico non crede di avere un diritto di proprietà sulla sua vita. La vita appartiene a Dio, e suicidarsi è moralmente sbagliato come uccidersi, è un peccato.
Ma su quale base un cattolico può volere che questa legge morale sia anche legge dello stato, cioè vincolante per tutti i membri della comunità politica?

La mia risposta (provvisoria)
Legge morale e legge dello stato non sono la stessa cosa. Noi che crediamo nella separazione tra stato e chiese abbiamo abbandonato la pretesa che tutte le leggi morali siano anche leggi dello stato. Non chiediamo che la vendita di contraccettivi sia messa al bando, non chiediamo che “il desiderio della roba d’altri” sia punito con un ammenda di 10.000 euro. Però siamo tutti d’accordo nel proibire il furto e l’omicidio. Dove sta la differenza? Quale linea possiamo tracciare tra le norme morali che devono avere validità di legge e quelle che devono restare solo morali? La linea è quella liberale: solo i comportamenti che danneggiano l’altro sono vietati. Gli altri rimangono moralmente illeciti, ma uno stato non può vietarli senza diventare uno stato-etico. E che una democrazia-etica sia indesiderabile lo pensiamo tutti, credo, dato anche che non abbiamo nessuna garanzia che l'etica della maggiornaza sia sempre la nostra.

Conclusione altrettanto provvisoria
Se lo stato non può disporre della mia vita non può né uccidermi né impedirmi di rinunciare alla vita. Da cattolico io deciderò di non rinunciare alla mia, ma non ho alcun diritto di imporre agli altri questa mia scelta. Non ho il diritto di imporre agli altri l’indissolubità del matrimonio, ma ho il diritto di difendere la vita del condannato a morte o del bambino che sta per nascere. Il problema dell’eutanasia così è sorpassato alla radice: eutanasia si se sono io a chiedere di morire, eutanasia no se io non ho espresso questa volontà.

Rimarrebbe da discutere quali siano le condizioni per cui la decisione possa considerarsi libera e consapevole ma anche questo, mi pare, è un altro discorso. Chi volesse una buona panoramica del dibattito filosofico e giuridico intorno al diritto a morire puo' visitare questa pagina.

martedì 26 settembre 2006

Oggi si parla di: Eutanasia

Decuplicati nello spazio di una settimana.
Il numero di blog che parlano di eutanasia e' aumentato in modo vertiginoso, e tutto per la lettera che Piergiorgio Welby ha scritto al presidente della Repubblica Napolitano.




Welby e' malato di distrofia muscolare, rimane in vita perche' collegato a delle macchine che lo fanno respirare. Welby e' anche co-presidente dell'associazione Luca Coscioni.
Le reazioni alla lettera sono state molte e varie.
La chiesa definisce l'eutanasia di ogni specie un percorso di morte, la politica ci sguazza e Scalfarotto e' andato fuori dalla grazia di Dio.
Il 58% degli italiani sarebbefavorevole a qualche forma di eutanasia, dice l'ISPO.

Io credo che questa sia l'opportunita' per un dibattito serio.

Segno dei tempi

Stamattina in autobus avevo di fronte una signora sulla cinquantina. La guardavo e nmi sembrava che venisse dal passato, che appartenesse ad un'altra epoca. Mi faceva venire in mente il tempo delle mie gite scolastiche, e non capivo perche'.
Poi, all'improvviso, una folgorazione.
Ascoltava musica da un lettore cd.

Quando il giudice e' incompetente

E chi l'ha detto che i nostri giudici di pace siano degli impreparati. Guardate che negli States stanno pure peggio!

(dal NyTimes, gratuito ma per utenti registrati)

sabato 23 settembre 2006

Si, Si: chiamatemi giustizialista...

...ma io credo che dieci anni di galera se li meriterebbe.
Di riformatorio, va, che sono un illuminato.

Aggiornamento 23/09: Questa era la notizia originale come riportata dal televideo RAI

09/2006 11:09
BOLOGNA, DODICENNE STUPRATA DAL BRANCO
Una bambina di 12 anni ha denunciato di avere subito una violenza sessuale di gruppo in un parco pubblico di un comune del bolognese, Anzola dell'Emilia. Arrestato uno dei presunti violentatori, un marocchino di 20 anni. Dopo lo stupro la piccola vittima ha raccontato tutto ai genitori, che hanno denunciato il fatto ai carabinieri. La bambina è stata portata in ospedale per accertamenti. Il 20enne è stato identificato in base alla descrizione fornita dalla ragazzina. E' in corso la ricerca degli altri componenti del branco. Nello stesso parco pubblico, oggi alle 20 si terrà una fiaccolata.

ATTENZIONE (30/9/2006)
Leggendo questo post i distratti potrebbero pensare che la storia del televideo corrisponda alla verita'. Anche un anonimo commentatore ci e' cascato (vedi i commenti). Se avete la pazienza di leggere il link che ho messo sopra capirete che i dieci anni di galera non sono per il povero immigrato. Sono per la ragazzina che ha inventato tutto.

venerdì 15 settembre 2006

Perche' e' impossibile amare senza ferire l'amata

Cito Graham Greene, da "The quite american":
"If only it were possible to love without injury...fidelity isn't enough: I had been faithful to Anne and yet I had injured her. The hurt is in the act of possession: we are too small in mind and body to possess another person without pride or to be possessed without humiliation.".
Dibattito da Osteria, ma dopo un paio di bicchieri di rosso, di quello forte...

domenica 10 settembre 2006

Lettera a "Italians"

Francesco, esimio contributor dell'osteria, ha scritto questa lettera al forum del Corriere.
La voleva postare anche sul blog, ma ha scoperto che questo blog in Cina e' censurato. Che bello, da oggi posso raccontare di essere stato censurato dai comunisti.

"Caro Beppe, cari Italians,
la parola Cina pronunciata all'orecchio di un italiano è spesso sinonimo di minaccia. Chi l'ascolta assume un'aria mista di paura (per la concorrenza economica) e di superiorità (per le pratiche di lavoro discutibili o la scarsa democrazia). Ma basta metterci un piede, in Cina, per capire che questo Paese è soprattutto un'opportunità enorme. 1,3 miliardi di cinesi stanno cominciando a consumare, e quando lo faranno sul serio sarà bene essere presenti. Semplicemente e pragmaticamente.
I nostri vicini lo hanno già capito, e infatti le strade di Pechino e Shangai sono piene di Volkswagen e Citroen. Fiat non se ne vedono. Scooter sì, e anche tanti, ma Vespa neanche una. McDonald's e Starbucks quanti ne vuoi, ma a Pechino non ho visto un ristorante italiano (non mi era mai capitato in nessuna capitale del mondo). Businessmen americani affollano i ristoranti alla moda di Shangai, mentre gli italiani in pantaloni corti fotografano i guerrieri di terracotta e si arrampicano sulla muraglia. Però l'Italia è conosciuta ed è anche simpatica. Gucci, Armani, Zegna e Ferragamo sono sbarcati nelle boutique dei ricchi, anche se poi sono contraffatti ad arte nei mercati poveri. Un discreto numero di maglie azzurre, della nostra nazionale, camminano sui marciapiedi delle grandi città. E quando rispondo «italian» a qualche locale, immancabilmente sorride e comincia «ah ciao bello, cappuccino?», oppure «football, n.1». Non è molto, ma è un inizio.
Ora tocca a noi, soprattutto tocca ai nostri imprenditori. Facciamo innamorare la Cina, come già abbiamo fatto con gli Usa e con molti altri Paesi nel mondo, e ci potremo scordare la crisi economica per un bel po' di anni.
"

venerdì 8 settembre 2006

la prossima volta...

Avrei un po' di cose da raccontare, come sempre quando si comincia a visitare un paese straniero. Sara' che si e' piu' sensibili, ma si notano piu' cose.
Be', pagando internet un euro al quarto d'ora non e' che ve le posso raccontare ora pero'.
La prossima volta.

lunedì 4 settembre 2006

Farewell Dre

Chiamato "the punisher" per i suoi formidabili attacchi da fondocampo, oggi lascia uno dei più grandi campioni che abbiano mai calcato i campi dell'ATP.
Oggi Andre Agassi si è arreso per sempre al nemico più inesorabile, quello con cui puoi solo cercare di prolungare la partita: ancora più di "Pistol" Pete Sampras, il tempo e gli acciacchi fisici sono stati un avversario inesorabile.
Ma se ne va con la testa alta, e con l'interminabile standng ovation di più di ventimila sportivi commossi, e fino all'inverosimile.
Perché Andre è stato capace di scatenare tutta questa passione che anche, soprattutto, negli ultimi anni l'ha circondato?
Per una formidabile alchimia.
Perché ha giocato un tennis entusiasmante.
Perché è caduto e risuscitato.
Perché nel tempo è passato da rock star del tennis a esempio di vita.
Non per uno di questi motivi Andre è così amato, ma per tutti e tre insieme.

Dotato di una risposta sbalorditiva e di colpi da fondo imprevedibili, Agassi non è mai stato un giocatore completo: mancava di gioco a rete, e la battuta era poco più che nella media. Secondo il Boston Globe Andre non sarà ricordato come il miglior giocatore della storia, anzi, "neanche come il miglior giocatore della famiglia" (che è Steffi Graf). Ma ha vinto tutti i tornei dello Slam, unico a farlo nei tempi moderni cioé da quando si giocano su 4 superfici diverse. A Pete è sempre mancata Parigi.
Secondo Mats Wilander Andre Agassi è amato perché la sua storia tennistica ricorda la vita, con promesse, cadute, risurrezione e gloria. La vita che tutti vorremmo vivere insomma. Passato da numero 1 a 144, ha passato anni di crisi personale e tennistica. Ma è tornato a vincere tornei e a dominare la classifica ATP nel 1999, rinanscendo quando nessuno lo credeva possibile.
E poi la sua attività filantropica, soprattutto al servizio dei ragazzi sbandati di Las Vegas.

Oggi, battuto da uno sconosciuto dal nome celeberrimo (B.Becker) al terzo turno degli US Open esce di scena Andre Agassi, dopo aver fatto sognare tre generazioni di appassionati. Qui all'osteria è standing ovation.
Grazie Andre.