Ci sono due schieramenti nel dibattito sulle ormai famigerate vignette danesi: il primo sostiene che la pubblicazione di quei disegni sia stata inopportuna dato che siamo "in tempo di guerra"; il secondo afferma che la sensibilità religiosa non va offesa, della serie "scherza con i fanti e lascia stare i santi". Poi c'è la terza posizione, quella alla Borghezio, anche detta alla "sifottanoimussulmani": ma diciamo che non la prendo in considerazione.
Riconosco un fondo di verità in tutte e due le posizioni, ma alla fine dobbiamo prendere un decisione chiara. E allora credo che dovremmo stare attenti: dire che bisogna tuteleare la sensiblità religiosa che significa? Che i giornalisti si devono autocensurare? Che dobbiamo istituire una commissione di vigilanza sulla sensiblità religiosa?
Ma introdurre la censura è un po' come rimanere incinta: o si fa o non si fa, o siè o non siè. Non esiste una mezza misura.
E allora viva la libertà di prendere per il culo tutti, fanti e santi. Non è forse uno dei tratti caratterizzanti delle nostre società? Non dovremmo difenderlo con tenacia e intransigenza?