da repubblica.it
L'EDITORIALE
Sì alla miccia del referendum
di EZIO MAURO
CON UN consenso difficilmente raggiungibile in tempi come questi, tutti i partiti rappresentati in Parlamento sono concordi nel definire un grave errore e addirittura una "porcata" la legge elettorale che ci ha portati al voto un anno fa, varata a colpi di maggioranza dalla destra nell'agonia del potere berlusconiano, per trarne un vantaggio di parte. Questa unanimità di giudizio su una materia così delicata, imporrebbe l'obbligo di comportamenti conseguenti, con l'assunzione di una precisa responsabilità a cambiare le regole elettorali, attraverso un metodo condiviso. Invece, nulla di tutto questo sta avvenendo. I partiti giudicano la legge che dà forma alla sovranità popolare un obbrobrio: ma non sono fino ad oggi in condizioni di cambiarla, con una pubblica e grave manifestazione di impotenza che è purtroppo sotto gli occhi di tutti.
Poiché si tratta di una regola fondamentale, che non deve essere scritta a colpi di maggioranza e contro l'opposizione del momento, la responsabilità di questa impotenza politica va ripartita in parti uguali tra la destra e la sinistra. Entrambi gli schieramenti sanno e dicono che la legge non funziona e distorce la governabilità. Entrambi sono paralizzati da veti interni e tentazioni velleitarie. Entrambi sono incapaci di presentare ai cittadini una posizione unitaria, da portare al confronto con l'altra parte politica. Hanno avuto tutto il tempo necessario per avviare un serio confronto, interno ed esterno, alla luce del sole. Ora, in qualche modo, il tempo sta scadendo.
Era giusto aspettare fino all'ultimo che la politica giocasse le sue carte, in quanto tocca al Parlamento fissare le regole del gioco: una democrazia funzionante e consapevole non scrive la sua legge elettorale attraverso un referendum abrogativo che porta a norme incomplete, ma nel confronto pubblico delle forze politiche alle Camere. Oggi, poiché non s'intravvede un bandolo legislativo, politico, di responsabilità, diciamo che è giusto avviare il referendum abrogativo della "porcata" fabbricata dalla destra, stimolando la raccolta delle firme. Anche dopo che il mezzo milione sarà raggiunto (siamo a 421 mila firme, mancano 18 giorni) sarà possibile modificare la legge per via parlamentare, se la politica saprà e vorrà farlo. Si accenda la miccia che porta al referendum, dunque. Per aiutare la politica a correggere un grave errore e soprattutto a fare la sua parte, visto che da sola non riesce.