Uno degli uomini politici piu' importanti degli ultimi cinquant'anni e' candidato alla presidenza del senato, presentato dalla coalizione che ha appena perso le elezioni.
Tutti sanno che i numeri al senato sono risicatissimi, tanto che un paio di senatori raffreddati possono fare la differenza sul passaggio o meno di qualsiasi legge. Il rischio evidente e piu' volte paventato (soprattutto da destra) e' l'ingovernabilita', conseguente impasse politica, mesi persi per il paese e poi infiniti scenari diversi (governo tecnico, voto2, coalizione, inciucio,...ecc.).
In questo contesto surriscaldato Andreotti presenta la sua candidatura "in un' ottica conciliatoria", sue parole testuali. In sostanza, se serve a mettere d'accordo due schieramenti rissosi.
Non e' servito.
Il centrosinistra continua a spingere Marini, forte dei suoi due voti in piu' teorici, e Andreotti diventa il candidato del centrodestra: di conciliazione non se ne parla proprio.
Fini addirittura esalta esplicitamente l'importanza della vittoria di Andreotti per dimostrare che il centrosinistra non ha la maggioranza politica e per propiziarne il cortocircuito.
Ma come fa un uomo cosi' intelligente a non accorgersi di essere strumentalizzato nello scontro del muro contro muro, solo per causare l'ingovernabilita' del paese? E' possibile che questo signore di novant'anni, sette volte presidente del consiglio, sia ancora sensibile alle lusinghe del potere? Perche' Andreotti non ritira la sua candidatura?