Non per l’abrogazione della legge Biagi né per il ritiro delle truppe dall’Iraq, non per il proprio partito né per le proprie idee ma per se stesso – per ottenere, per se stesso, la presidenza della Camera – Fausto Bertinotti è arrivato a minacciare l’appoggio esterno di Rifondazione comunista al governo Prodi, appena vinte le elezioni per un soffio, con Berlusconi che ancora non riconosce la sconfitta e minaccia agguati di ogni sorta per farlo cadere. Così l’elegante Fausto Bertinotti, il coerente Fausto Bertinotti, il comunista perbene Fausto Bertinotti, elogiato persino dal direttore del Corriere della sera – in un celebre editoriale – per il suo limpido comportamento nell’estate delle “scalate bancarie (ed editoriali) del 2005”, quando non esitò a schierarsi contro il movimento cooperativo, ma a difesa degli interessi di Luca Cordero di Montezemolo. Verrebbe voglia di dirgliene tante, ma non ne vale la pena. Fausto Bertinotti è un politico coerente, elegante e perbene. D’accordo. Ma che almeno i suoi molteplici e variegati estimatori si mostrino altrettanto coerenti: quando passa Clemente Mastella, signori, giù il cappello. ■
da Leftwing.