Il fascino del ciclismo assomiglia un po'a quello del pugilato: la salita ed il ring non permnettono bluff troppo lunghi, ed alla fine i rapporti di forza vengono alla luce. Le salite emettono sentenze ineluttabili, e per questo drammatiche: rivalità costruite sui giornali e dagli sponsor possono evaporare a 4 chilometri dall'arrivo, sulle rampe secche del colle di giornata.
Di solito la prima salita del Giro d'Italia non incorona nessuno, ma fa lo sgambetto ai coridori che non possono vincere la maglia rosa. La tappa di ieri, Civitanova Marche-Maielletta, primo arrivo in salita della corsa, ha dato risposte più precise del solito.
Simoni e Salvoldelli non vinceranno questo Giro, e non ne vinceranno nemmeno altri: i due pluridecorati si sono mostrati indifesi contro la potenza dei nuovi campioni. Non è la vecchiaia a sminuirli oggi, ma la mancanza di corridori di livello a consentirgli le vittorie di ieri.
Basso, lo si sapeva, è il primo candidato a vincere questo Giro e a diventare il punto di riferimento assoluto per le corse a tappe. Sembrava l'unico professionista capitato per caso in una corsa di dilettanti.
Cunego, il giovane vincitore del Giro del 2004, è tornato in forma: ha uno scatto invidiabile, è combattivo, e ieri avrebbe fatto il vuoto come due anni fa. Solo che due anni fa Basso non c'era.