Molti hanno ironizzato sul lungherrimo programma dell'Unione e sulle prime liti per la lotta ai ministeri. Molti hanno detto che i programmoni non servono a nulla: "meglio indicare 4 o 5 punti da portare a termine dubito". Dal canto suo Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera del 1° Maggio, invitava Prodi a far nascere un governo con ministri riformisti ed autorevoli senza tener conto dei ricatti dei partitini.
Sono due posizioni sonoramente sbagliate.
I programmi sono importantissimi quando si affrontano due coalizioni, perché offrono agli elettori due pacchetti tra cui scegliere: in altre parole danno maggior potere ai cittadini, offrendo anche uno strumento per valutare a posteriori il perseguimento degli obiettivi che si erano prefissati. Un programma che copre molti argomenti offre più controllo ai cittadini, non meno. Certamente le varie promesse non devono essere contraddittorie (ad esempio meno tasse e più spesa pubblica) e devono essere abbastanza precise.
Ovviamente i programmi vanno rispettati, cioé vanno tradotti in decisioni. Per fare questo il governo deve affrontare vari problemi ma il principale può sintetizzarsi così: sopravvivere. Un governo composto da tanti partiti non può dimenticarsi delle regole della politica: non scontentare troppo i partitini può essere necessario per rimanere in carica ed avere un chance di realizzare le promesse che ha fatto.